Ho diverse emozioni. Non ve lo nascondo, anche perché in questo mio spazio virtuale sono abituato a dirvi tutto. Cosa dirvi del cuore che mi esplodeva, davanti a Parigi e davanti l’immensità dello stadio di Roland Garros?
Il tempio dei nomi del tennis, il tempio dello sport professionale!
Passo dopo passo, quando sono entrato e ho respirato quell’aria era come rinascere in un fiume di sensazioni.
Sono cresciuto di anno in anno, non me lo dimentico, me lo ripeto, e ora sono passato di qui,
ovvero in questi corridoi, dopo queste tribune e arrivando davanti questo campo! Il Padel ha avuto un riconoscimento sostanziale in questo luogo e io ne sono testimone. Già solo questo mi riempie l’anima.
Poi il resto. Poi è stato difficile. Poi abbiamo combattuto. Poi avevo le mie aspettative. Poi abbiamo perso. Certo. Tutto questo fa parte della vita che ho scelto.
Ho scelto di essere un professionista nello sport e di giocare le mie emozioni e sono arrivato anche qui, al Roland Garros. Perdere qui serve, serve per capire ulteriormente cosa devi fare per non perdere la meta.
E’ un continuo credere in se stessi in una scalata di confini. Questo sono io. Questo è il Padel, veloce e ineluttabile nei risultati, ma questa è la vita dello sportivo professionista.
E se c’è una cosa che il padel ti insegna, forse più del tennis, è la velocità con cui si comprendono certe scelte.
Ho appena vissuto una delle emozioni più contrastanti e forti della mia vita.